Nel mese di novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL per il mercato e la concorrenza per l’anno 2021, con il quale si è impegnato ad affrontare interventi normativi sui vari settori tra i quali quello dei trasporti.
Il documento ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della concorrenza, rimuovendo gli ostacoli normativi e amministrativi per garantire l’accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni e per assicurare la tutela dei consumatori.
Con il nuovo DDL Concorrenza, il Governo vuole ridefinire la disciplina dei servizi pubblici locali per cercare di rafforzarne la qualità e l’efficienza, ed incentivare gli enti locali a far ricorso allo strumento delle società in house, che sono società di diritto privato che però lavorano come braccio operativo di un ente pubblico.
Ricorrendo al mercato e a tali società si avrebbero dei benefici dal punto di vista finanziario, della qualità dei servizi e dei risultati conseguiti.
Il Governo mira a ridefinire la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea, anche al fine di innovare le forme di mobilità, incentivare l’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale mediante procedure di evidenza pubblica, devolvere a procedure conciliative gestite dall’Autorità dei trasporti la definizione di controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e utenti o consumatori.
Ncc e Taxi, nonostante i buoni propositi del Governo, esprimono grande preoccupazione per le possibili conseguenze del DDL Concorrenza.
Attualmente gli Ncc lavorano tramite prenotazioni dirette, grazie alla collaborazione con agenzie, tour operator, e utilizzano piattaforme digitali. L’apertura generalizzata alle piattaforme che si occupano di intermediazione in ambito di trasporto pubblico non di linea, spesso controllate da multinazionali e altri poteri forti, avrebbe la conseguenza che moltissimi imprenditori del settore verrebbero ulteriormente vincolati agli intermediari, mettendo in discussione la stessa natura di lavoro autonomo e assoggettando gli operatori a un regime di semi-dipendenza.
Non si avrebbe alcun miglioramento del servizio fornito agli utenti finali in quanto non cambierebbero coloro che di fatto operano; con l’ulteriore probabile diminuzione della marginalità per questi ultimi, il servizio offerto potrebbe addirittura peggiorare.
Un intervento legislativo che privilegia strumenti di intermediazione del lavoro potrebbe andare a discapito del lavoro stesso e di chi lo opera effettivamente. Diverso sarebbe un intervento a vantaggio dell’interconnessione del lavoro che apporterebbe vantaggi in quanto si incentiverebbe un incontro diretto tra domanda e offerta.
Nella bozza del testo si legge che il Governo, tramite decreto legislativo da varare entro 6 mesi, dovrà basarsi sulla “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, per stimolare standard qualitativi più elevati” e sulla “garanzia di una migliore tutela del consumatore nella fruizione del servizio, al fine di favorire una consapevole scelta nell’offerta”. Seguendo tali principi, il Governo effettuerà un riordino dei servizi di trasporto pubblico non di linea, riformando di fatto le licenze Ncc e Taxi, con l’obiettivo di garantire al consumatore prezzi più bassi. Nonostante si parli di una tutela per chi è già in possesso della licenza, il comparto e fortemente preoccupato.
Il Governo dovrà, inoltre, definire standard nazionali e individuare “sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione” contro chi esercita il trasporto pubblico abusivamente.
Ncc e Taxi, mentre sono favorevoli all’inasprimento delle sanzioni contro l’abusivismo, ritengono che debbano permanere le competenze specifiche delle Regioni, perché solo a livello locale si ha contezza delle reali esigenze del territorio. Superare l’autonomia regionale non apporterebbe i miglioramenti dichiarati.
Per questi motivi e nell’interesse generale del settore, Ncc e Taxi chiedono l’apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni per riattivare quel processo di riforme previsto con l’approvazione della Legge 12/2019.