Il carpooling, o condivisione dell’auto, è una pratica che ha preso piede negli ultimi anni, con l’intento di incentivare un trasporto più sostenibile e ridurre le spese legate ai viaggi in auto. Tuttavia, nonostante i suoi benefici, il carpooling è soggetto a normative specifiche, in particolare quando il trasporto avviene a pagamento. La legge italiana, infatti, stabilisce dei limiti ben precisi sul trasporto di passeggeri e chi non rispetta la normativa rischia pesanti sanzioni.
In Italia, l’articolo 82 del Codice della Strada stabilisce che è vietato dare un passaggio a pagamento su un auto immatricolata a uso proprio. Per coloro che effettuano trasporto di passeggeri, dietro compenso, con auto immatricolate per uso privato è prevista una sanzione amministrativa che può variare da 87 a 344 euro, alla quale si aggiunge la sospensione della carta di circolazione da uno a sei mesi.
Questa regolamentazione è chiara: il trasporto di passeggeri per scopi commerciali non può avvenire con veicoli immatricolati per uso privato e il carpooling, sebbene possa sembrare una forma di condivisione non commerciale, rischia di violare la normativa italiana.
Esiste una differenza ben precisa tra carpooling e trasporto commerciale. Nel carpooling, l’intento dovrebbe essere quello di NON fare profitto, ma di condividere esclusivamente i costi di un viaggio, come il carburante e i pedaggi. Tuttavia, se il conducente comincia a chiedere un compenso maggiore rispetto a un semplice rimborso per le spese sostenute, o se l’attività di carpooling diventa sistematica e continuativa, può essere considerato come un vero e proprio trasporto commerciale abusivo, e quindi soggetto alle sanzioni previste dal Codice della Strada.
Per svolgere il trasporto così detto commerciale la normativa italiana impone che l’auto utilizzata debba essere immatricolata a uso di terzi, per il trasporto di persone, con licenza taxi o autorizzazione per noleggio con conducente, e che il conducente debba essere in possesso di una patente professionale e abbia l’iscrizione al ruolo conducenti della Camera di Commercio di competenza. In assenza di queste condizioni, il trasporto commerciale di persone diventa esercizio abusivo.
Le piattaforme di carpooling, nate con l’intento di permettere ai conducenti di condividere il loro viaggio con altre persone, riducendo così le spese e contribuendo alla sostenibilità ambientale, purtroppo possono involontariamente favorire l’abusivismo. Il motivo risiede nel fatto che non esistono organi di controllo in grado di verificare le attività dei conducenti che utilizzano queste piattaforme. Sebbene i servizi digitali incoraggino un contributo spese tra i passeggeri e i conducenti, è difficile garantire che non ci sia un guadagno aggiuntivo per il conducente, o che il carpooling non venga usato come una vera e propria attività commerciale.
Inoltre, spesso i conducenti non sono pienamente consapevoli delle normative che regolano il trasporto di passeggeri. Se non c’è una chiara separazione tra il semplice rimborso delle spese e il guadagno, i conducenti sono passibili di sanzioni per aver effettuato un trasporto illecito.
Come già detto, la legge prevede che l’auto immatricolata come veicolo privato non possa essere utilizzata per scopi commerciali, ed è proprio questo il principale motivo per cui il carpooling a pagamento può essere considerato una violazione della normativa.
Per il vero carpooling, il denaro ricevuto dal conducente dovrebbe coprire esclusivamente i costi diretti del viaggio, come carburante, pedaggi e parcheggi, senza alcun guadagno aggiuntivo, restando un’attività occasionale senza trasformarsi in una fonte di reddito per il conducente.
Le piattaforme di carpooling dovrebbero quindi incrementare e affinare i controlli per prevenire situazioni di abusivismo, ed evitare le violazioni della normativa.
È indispensabile che il carpooling non faccia concorrenza sleale al trasporto pubblico non di linea, costituito da taxi e noleggio con conducente, che operano in modo regolamentato e sono soggetti a normative specifiche, evitando di creare un mercato parallelo.
Affinché il carpooling sia tollerato dagli operatori del servizio taxi e da quelli del noleggio con conducente è quindi fondamentale che resti un’alternativa complementare e non un competitore diretto, contribuendo così a un sistema di mobilità più equilibrato e sostenibile.